TRAMA:
L'intreccio s'ispira alla vera storia di Aron Ralston, amante degli sport estremi in particolare quelli di montagna, che durante una gita solitaria nel canyon resta vittima di un crollo: una roccia s'incastra tra le pareti e gli blocca la mano. E Aron nelle profondità della valle, per il tempo del titolo, deve cercare di liberarsi e sopravvivere. Ce la farà – e non è spoiler, basta cercare su Internet –, ma non a buon mercato. L'avventura terribile di Ralston diventa per Boyle l'occasione di dare il massimo movimento e ritmo a un racconto immobile, senza ricercare la claustrofobia come in Buried ma usando la sceneggiatura scritta assieme al fidato Simon Beaufoy per riflettere sui limiti dell'uomo e del cinema.
Una celebrazione dello spirito umano, del confronto con la natura estrema, ma anche dei complessi legami tra l'essere umano, il proprio corpo e la propria mente che Boyle prende a prestito per raccontare una parabola umana attraverso una parabola delle immagini: grazie infatti alla perfetta fotografia in digitale di Anthony Dod Mantle e Enrique Chediak e al montaggio di Jon Harris, 127 ore sperimenta formati, tecniche di ripresa, angoli d'inquadratura per rendere visiva un'esperienza che spazia dall'immensamente grande all'immensamente piccolo.
Una celebrazione dello spirito umano, del confronto con la natura estrema, ma anche dei complessi legami tra l'essere umano, il proprio corpo e la propria mente che Boyle prende a prestito per raccontare una parabola umana attraverso una parabola delle immagini: grazie infatti alla perfetta fotografia in digitale di Anthony Dod Mantle e Enrique Chediak e al montaggio di Jon Harris, 127 ore sperimenta formati, tecniche di ripresa, angoli d'inquadratura per rendere visiva un'esperienza che spazia dall'immensamente grande all'immensamente piccolo.
Tratto da una storia vera, http://it.wikipedia.org/wiki/Aron_Ralston
Sara Cricetina
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